IL NOBEL FAULKNER, IL GIORNALISMO, LA PRIVACY. William Faulkner sostiene – nel suo famoso libro Privacy (1955) – che uno scrittore deve accettare qualsiasi cosa i giornali scrivano sui suoi libri. Deve accettare – aggiunge, provocatoriamente – finanche la decisione di mandare al rogo una sua opera. Viceversa, lo scrittore non può accettare che la stampa metta il naso nella sua vita personale, a meno che questo scrittore non abbia commesso un omicidio, a meno che non abbia deciso di candidarsi a una carica pubblica. Per questo, quando alcuni giornalisti gli chiedono di scrivere un articolo sulla sua vita privata, Faulkner si oppone. Ma senza successo. Il premio Nobel per la letteratura subisce quello che considera un vero e proprio sopruso. Certo, una persona può sempre reagire con una querela se considera violata la sua riservatezza. Ma l’azione darebbe ancora maggiore pubblicità all’articolo e farebbe vendere sempre più copie al giornale. Grazie a questa esplosione di notorietà, l’editore ricaverebbe le risorse necessarie a pagare gli avvocati e un eventuale risarcimento. Per questo, Faulkner rinuncia a qualsiasi rivendicazione legale e preferisce affidarsi a questo suo libro (Privacy) per ragionare sul tema della libertà individuale.

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